Comunque volevo solo rassicurarvi: sto bene (e sono a Praga, ché qualcuno aveva capito diversamente). Per la prima volta nella mia vita ho passato un po’ di notti in ospedale, ma per altri motivi (tutto sistemato, tranquilli). Sono vivo e non s’è ancora preso il coronavirus cinese fino ad ora.
Oppure l’ò preso e non ho sintomi, chi lo sa. Mica vado a testarmi, ché poi se faccio dieci minuti di coda con altri che fanno il test quasi sicuramente entro in contatto con qualcuno di positivo e l’applicazione di tracciamento il giorno dopo mi manda l’avviso e mi obbliga a una quarta quarantena. Che sarebbe anche un po’ troppo. Per la pazienza, già messa a dura prova, e perché devo anche lavorare.
Perché sì, continuo a lavorare. Non si può viaggiare (mai stato così statico negli ultimi sedici anni), non si possono invitare tonnellate di amici a banchettare a casa, ma per il resto la vita continua.
Oh certo, la facoltà è desolante coi suoi corridoi perennemente vuoti, triste coi dispensatori di disinfettante ad ogni angolo al posto degli studenti. Niente musica per la città, niente concerti, ma si compensa con belle passeggiate al parco (Stromovka offre visioni che scaldano l’anima in una domenica pomeriggio dorata d’ottobre). Improvvisamente tutto è diventato più statico, più riflessivo, più intensivo. Il prossimo obiettivo non è finire un lavoro prima di prendere una aereo per presentarlo dall’altra parte del mondo ma quel progetto che avevi accantonato per anni e che finalmente affronti di petto.
E poi c’è il mondo che si accartoccia su se stesso, c’è l’insania di chi prende decisioni dissennate, il conduttore del calesse che porta i suoi passeggeri festanti verso la sciocchezza istituzionalizzata. Ma vi assicuro: si vive benissimo anche senza spiegare per forza ai passeggeri del calesse dove stanno per precipitare. Si vive serenamente anche occupandosi solo delle proprie faccende.
Diversi mi ànno scritto dicendomi che manca il confronto su queste pagine. Lo capisco. Io però sto bene così. Preferisco passare il tempo libero con la mia famiglia, preferisco usare le energie del mio tempo libero per le persone a cui voglio bene che venire qui a spiegare ciò che i passeggeri del calesse non vogliono sentire. E dovere, per giunta, sorbire gli sciocchini che ragliano.
Gli odiatori per hobby si troveranno un altro trastullo per colmare il vuoto della loro solitudine o il fallimento della loro vita. Riverseranno la loro bile altrove. Mentre io mi godo la mia meritata serenità.
Lo confesso, talvolta provo compassione per loro, ma decisamente più spesso me la rido sotto i baffi (che non ò perché non posso più tenere) pensandoli su di giri che starnazzano, avvolti nell’indifferenza che si nutre per loro. Nah, decisamente meglio passare le serate a sorseggiare vodka analcolica.
Decisamente era un bel po’ che aspettavo un tuo post rassicurante. Penso proprio che farebbe piacere a tutti sentire ogni tanto che stai bene.
Ma… Vodka analcolica ?? !!11!uno1!
Ma… Vodka analcolica ?? !!11!uno1!
È un po’ criptica, ma se ci pensi bene… 😉
[In effetti avrei potuto dire anche vodka non fermentata, siamo lì]